Il lamento della femena di Pre Agustino, qual si duol di esser viva vedendolo in tante angustie:
Title
Il lamento della femena di Pre Agustino, qual si duol di esser viva vedendolo in tante angustie:
Subtitle
& duolesi di non poter morire. Con alcuni aricordi alle donne. Cò una Frottola d’un Fachin che gli da la baia, Et un Sonetto di p` Agustin che la còforta.
Synopsis
Father Agustino is convicted of blasphemy?/sodomy? and is sentenced to hang in a cage outside the church of San Marco. In this song he comforts his female lover (la sua donna)
Set to tune of...
terza rima
Transcription
Qui incomincia il pietoso lamento che fa la femena de pre Agustino cosa piacevole & esemplar
Se mai Amorà donna fu ribello,
Et se ad alcuna die cagion di pianto
Ben posso dir che à me su accerbo e fello.
La causa non dirò: però che tanto
E manifesta, che infin’ ai defonti
Il sanno, ch’odon il stridor tamanto.
Si vendeno le hystorie per li ponti,
Et per le piazze in ciascadun confino,
È manifesto infin de la’ dai Monti
Che in chebba è posto il mio pre Agustino
À meggio il Campanil,sopra la piazza
Per biastemmar il Creator divino.
Non so per qual ragion io non m’amazza.
Non so qual mio destin mi tenga in vita.
Per’ho il cervel, e non so piu che fazza.
Vedo che ogn’un mi guarda, e dietro addita
Et dice, questa è quella donna altiera
Che per prete Agustin tutta e smarrita.
E quando poi che’l di gionge alla sera,
Et mi aricordo che in Chebba solo
Sta il poverino, muggio come fiera.
Fo’ come il Tigre à cui tolto il figliolo
E’ stato da qualch’un, che tutta freme,
Ne sa che piu si far per il gran dolo.
Ahime che dal dolor par l’alma treme,
Moro d’angustia, non trovo riparo:
Chi me soccorre in queste doglie estre
Non credo che a niun il ciel si avaro
Sia di sua gratia, quanto à me meschina:
O caso attroce, inusitato, & raro.
Qual altra il ciel dar mi puo disciplina
Che a un tempo tuormi e l’honor e la vita?
Ahi crudel fato, o sorte aspra, assassina.
Io sento il mio dolor, e l’infinita
Pena di quel meschin, iui condutto
Dove non è che al mal suo pogo aita.
Deh Dio per qual cagion non fusti mutto
Quando giocando biastemmasti Idio?
Che forsi non saresti iui ridutto.
O quant fiate hotti represo io
D’altri tuoi vitii horribili & iniqui:
Cagion che in chebba adesso tu paghi il fio?
Non sai che spesso li peccati antiqui
Idio punisse fuor d’ogni stagione,
Per divertir qualchun da troggi obliqui?
Ahime, se mi lamento, ho pur ragionie:
Non ti posso aiutar, moro da doglia:
Moro vivendo a veder tua magione.
O morte presto vien piglia sta spoglia:
Non mi lasciar penar, trame di affanni:
Amazza quella che ha de morir voglia.
Che li sei posto mi par sia mille anni:
Non credo mai veder l’ultimo giorno,
Che giuso scenda di tanto alti scanni.
Ser fero viva ogni vergogna escorno
A’ gloria mi terrò, perche mia fede
Servaro intatta infino al tuo ritorno.
Et se son morta vo che quando riede
Tua vita in liberta, tu ti ricordi
Dell’ossa mie che la terra possiede.
Dal grido hormai son divenuti sordi
Della piazza in canton, e le Colonne,
Che di veder tu mal erano ingordi.
Questo lo sa fanciuli, homini, & donne,
Ventia tutta quanta, & sanlo anchora
Li forastier che veston curte gonne.
Ben te potrai gloriar quando sia l’hora
Della tua liberta, che niuna tale
In parte alcuna del mondo dimora.
Piango che come uccello non ho l’ale,
Che teco ad habitar nel piccol tetto
Pronta verrei à congoder tuo male.
Idio non vol c’habbi tanto diletto:
Vorrei teco morir poi che la morte
Debbe di me seguir l’ultimo effetto.
O rio destin, o mia malvagia sorte,
Poi che per troppo amar perdo la vita,
Et andro à visitar l’infernal porte:
Donne che amate il mio parlar v’invita
Pigliar esempio, & non perder voi stesse,
der far piu presto la fama sbandita.
Io parlo con dolor, molto me incresse
D’ogn’un esser eseempio horsu patientia:
A’ un mal principio il peggior fin tiesse.
Guardate donne qual peggior sententia:
Poteva sopra di me unqua cadere,
che dar al mio Amator tal penitentia?
Pero notate mie parole vere:
Non fate fallo alli vostri mriti,
Se ben sperate in questo mondo havere.
Anzi servate I giusti & santi riti
Del matrimonio il tutto vi aviso,
Se non l’honor, la fama, e’l paradiso
Perdrete, se attendete ad altri inviti.
Finis.
Se mai Amorà donna fu ribello,
Et se ad alcuna die cagion di pianto
Ben posso dir che à me su accerbo e fello.
La causa non dirò: però che tanto
E manifesta, che infin’ ai defonti
Il sanno, ch’odon il stridor tamanto.
Si vendeno le hystorie per li ponti,
Et per le piazze in ciascadun confino,
È manifesto infin de la’ dai Monti
Che in chebba è posto il mio pre Agustino
À meggio il Campanil,sopra la piazza
Per biastemmar il Creator divino.
Non so per qual ragion io non m’amazza.
Non so qual mio destin mi tenga in vita.
Per’ho il cervel, e non so piu che fazza.
Vedo che ogn’un mi guarda, e dietro addita
Et dice, questa è quella donna altiera
Che per prete Agustin tutta e smarrita.
E quando poi che’l di gionge alla sera,
Et mi aricordo che in Chebba solo
Sta il poverino, muggio come fiera.
Fo’ come il Tigre à cui tolto il figliolo
E’ stato da qualch’un, che tutta freme,
Ne sa che piu si far per il gran dolo.
Ahime che dal dolor par l’alma treme,
Moro d’angustia, non trovo riparo:
Chi me soccorre in queste doglie estre
Non credo che a niun il ciel si avaro
Sia di sua gratia, quanto à me meschina:
O caso attroce, inusitato, & raro.
Qual altra il ciel dar mi puo disciplina
Che a un tempo tuormi e l’honor e la vita?
Ahi crudel fato, o sorte aspra, assassina.
Io sento il mio dolor, e l’infinita
Pena di quel meschin, iui condutto
Dove non è che al mal suo pogo aita.
Deh Dio per qual cagion non fusti mutto
Quando giocando biastemmasti Idio?
Che forsi non saresti iui ridutto.
O quant fiate hotti represo io
D’altri tuoi vitii horribili & iniqui:
Cagion che in chebba adesso tu paghi il fio?
Non sai che spesso li peccati antiqui
Idio punisse fuor d’ogni stagione,
Per divertir qualchun da troggi obliqui?
Ahime, se mi lamento, ho pur ragionie:
Non ti posso aiutar, moro da doglia:
Moro vivendo a veder tua magione.
O morte presto vien piglia sta spoglia:
Non mi lasciar penar, trame di affanni:
Amazza quella che ha de morir voglia.
Che li sei posto mi par sia mille anni:
Non credo mai veder l’ultimo giorno,
Che giuso scenda di tanto alti scanni.
Ser fero viva ogni vergogna escorno
A’ gloria mi terrò, perche mia fede
Servaro intatta infino al tuo ritorno.
Et se son morta vo che quando riede
Tua vita in liberta, tu ti ricordi
Dell’ossa mie che la terra possiede.
Dal grido hormai son divenuti sordi
Della piazza in canton, e le Colonne,
Che di veder tu mal erano ingordi.
Questo lo sa fanciuli, homini, & donne,
Ventia tutta quanta, & sanlo anchora
Li forastier che veston curte gonne.
Ben te potrai gloriar quando sia l’hora
Della tua liberta, che niuna tale
In parte alcuna del mondo dimora.
Piango che come uccello non ho l’ale,
Che teco ad habitar nel piccol tetto
Pronta verrei à congoder tuo male.
Idio non vol c’habbi tanto diletto:
Vorrei teco morir poi che la morte
Debbe di me seguir l’ultimo effetto.
O rio destin, o mia malvagia sorte,
Poi che per troppo amar perdo la vita,
Et andro à visitar l’infernal porte:
Donne che amate il mio parlar v’invita
Pigliar esempio, & non perder voi stesse,
der far piu presto la fama sbandita.
Io parlo con dolor, molto me incresse
D’ogn’un esser eseempio horsu patientia:
A’ un mal principio il peggior fin tiesse.
Guardate donne qual peggior sententia:
Poteva sopra di me unqua cadere,
che dar al mio Amator tal penitentia?
Pero notate mie parole vere:
Non fate fallo alli vostri mriti,
Se ben sperate in questo mondo havere.
Anzi servate I giusti & santi riti
Del matrimonio il tutto vi aviso,
Se non l’honor, la fama, e’l paradiso
Perdrete, se attendete ad altri inviti.
Finis.
Method of Punishment
display
Crime(s)
blasphemy
Date
Execution Location
Venice
URL
https://books.google.com.au/books?id=HYgNAAAAYAAJ&pg=PA58&lpg=PA58&dq=pre+agustino&source=bl&ots=KrnDbLvfcw&sig=yQV8lXIaoLVIK8IEtFSUKVE0Bxk&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwiC27XA4M3bAhUJC6YKHa5yDtoQ6AEIWzAJ#v=onepage&q=pre%20agustino&f=false
Collection
Citation
“Il lamento della femena di Pre Agustino, qual si duol di esser viva vedendolo in tante angustie:,” Execution Ballads, accessed November 22, 2024, https://omeka.cloud.unimelb.edu.au/execution-ballads/items/show/1178.