Lamento di Pre Agustino che si duole della sua sorte che lo habbia fatto Imperator senza imperio
Title
Lamento di Pre Agustino che si duole della sua sorte che lo habbia fatto Imperator senza imperio
Subtitle
e messagli la lingua in gioua per biastemmar, & al fin l'hanno messo in Chebba condannato a pane & acqua. Con alcuni suoi vtili aricordi. Et in fine vna Barzelletta d'un Fachino alla bergamasca.
Synopsis
priest is punished for blasphemy by being imprisoned in a wooden cage and fed only bread and water.
Set to tune of...
terza rima,
but! verse at the end is 'a joke by a porter/labourer in the Bergamasque dialect'
but! verse at the end is 'a joke by a porter/labourer in the Bergamasque dialect'
Transcription
Qual sorte, qual destin, qual stella, o fato,
Qual celeste ira, & qual divin flagello
In q'sta Chebba m'ha chiuso e serrato.
Son qui rinchiuso come fussi uccello,
Da ciascaduno io son riguardato,
E mostranmi dicendo, questo e quello.
Questo e quel Prete che ha biastemmato
I dio e i Santi e la Vergine pura,
E li per tal cagion l'han confinato.
Non sia chi rida della mia sciagura,
Che questa Chebba non e per me solo,
Ma di qualche altro ancho disaventura.
Festa son fatto del Veneto stuolo.
Di vecchi, e di fanciulli, huomini, e donne:
O gran sciagura, o insopportabil duolo.
Prima mi misten fra le due Colonne
Della Giustitia, ben stretto ligato,
E quel del mio dolor principio fonne.
Imperator sena imperio m'han fato
Sopra del Tribunal del Giustitia
Per haver sol di me esempio dato.
Altri con allegrezza, io con mestitia
Fui coronato, senza darmi il Scettro,
Volendomi punir de mia nequitia.
E che aprissi la bocca mi fun dietro
Il mastro Giustitier coi Capitani,
Ma i denti chiusi qual dur sasso e tetro
Molti vi furno che con parlar vani
Dic..an, lasciati por la lingua in giova.
Ahime che i lor consigli eran insani.
Questi consigli non si danno a prova:
A chi non duole suol ben scorticare,
sempre si dice; e non e cosa nova.
Molti supplici mi hebben a dare,
Perche negai di essequir l'effetto
Della Giustitia che si vol pagare.
Onde dargli la lingua fui constretto
Con gran dolor, cotto dal caldo sole,
Per in parte punir il mio diffetto.
A che piu piango, a che dico parole,
Questo all'altro mal mi parse poco,
Questo mis parse fior, rose, e viole.
Parlar vi voglio dello angusto luoco
Dove m'han posto a mezzo il Campanile,
Per dar a riguardanti festa e giuoco.
La Chebba e fatta per opra fabrile,
Ben che de legni sia la tessitura
Quadrati e longhi & non molto sottile.
Questo eccede ogn'altra mia sciagura,
Che m'han dato un bocca & un cadino
Per por il cibo de mia vita dura.
Non vi crediate che mi porgan vino,
Ma solo acqua e pan e il viver mio,
Cibo da mendicante e pelegrino.
(Vero e che per mia colpa) perche io
Giocando biastemmai senza rispetto
E dispreggiai l'eterno e vero Idio.
Voglio pur dirui quel ch'anchor n'ho detto:
Tanto hotentato Idio: e tanto tanto
L'ho provocato che qui m'ha ristretto.
Ahime che dal dolor verso un gran pianto,
Et hor cognosio di mie opre il frutto,
Che chi mal fa si cuopre d'un tal manto.
Meglio seria ch'io fussi stato mutto
Che mal parlar della divina Corte,
Non pensando a tal passo esser condutto.
Perche questo mi e peggio che la morte
Star qui duoi mesi a pan & acqua soia,
Et otto star rinchiuso nella Forte.
Ahime che dir non posso la parola
Per gran dolor: o miser me meschino,
Eglie pur vero, e non ezanza o fola.
Confesso ben d'esser pre Agustino
che in detti e in fatti tanto forte offesi
Christo, li santi, e'l Creator divino,
Onde merito ben questi duoi mesi
Star qui rinchiuso per far penitentia
Di tanti vitii, ai quali sempre attesi.
Pur voglio supplicat l'alta clementia
Che verso me al tutto non si estingua,
Ma mi voglia donar grata patientia.
Questo peggio m'e assai che haver la lingua
Per piccol spatio stretta nella giova,
Quella sententia a par di questa e pingua.
Oime ch'l par che sopra di me piova
L'ira del ciel, o accerbo supplicio,
Creder no'l puo se non colui che'l prova.
Qu'ben creder si puo che d'ogni vitio
Si chiama in colpa chi vistta rinchiusot
O crudel mio destin, o duro hospitio.
Mi porgon il mangiar per un sol buso
Con l'acqua che mi da'n vece di vino,
(E con ragion) il mio peccato accuso.
E piu mi duoi che ogni sera & mattino,
Da meggio di, e a tutte quante l'hore
Mi chiaman i fanciui, o pre Agustino.
Mi danno alcuna volta tal stridere
Che son constretto de pistarli adosso
Per isfocar alquanto in mio dolore.
Oime che dal dolor piu dir non posso,
Vengon li huomini fatti ad incitare
I fanciulletti (eh Dio) che dir non osso.
Non pensan che potrebbeno cascare
Sotto tal infortunio qual e il mio,
Ne caro harebben tal improperare.
Un buon consiglio dar vi voglio io,
Fate pur benie fuggite dal giuoco:
Non biastemmate i Santi, manco Idio.
Perche se biastemmate in questo luoco
Cionger potressi, e divenirmi eguali;
Vi dico il ver, e non vi para puoco.
Io son un papagal che non ha ali
Udite il mio cantar ch'l vi sia un dono
Haver uditi questi canti tali.
Se ben posto qui son, non pero sono
La nona, o'l vespro, ne anche il matutino,
Ma qui son posto per tuo esempio bono,
Ciascun si specchii in me Pre Agustino.
Lasciate il giuoco, biastemme, e puttane,
Se non verrete in questo mio confino.
Qui non posto per sonar campane,
Non per numerar l'hore, ma si bene
Per specchio di ciascun che cosi fane.
E questo anchor mi aggionge maggior pene
Che alcuno vi e infetto di quel vitio
Del biastemmar, che di me giuoco tiene.
Confesso ben che e stato un sacrificio
Havermi posto qui ove son misso,
Per correttion di ciascadun mio indicio.
Perche altramente giu nel terro abisso
Serei precipitato in sempiterno
Peggio che quei che Christo han crocifisso.
Per me non era scampo che in eterno
Non fusse tra dannati collocato
A consumarmi nel profondo interno.
Onde ringratio I dio che visitato
M'ha co'l flagello suo, perche cognosca
Lui esser quello che m'ha qui guidato.
Non vola pur per l'aria una sol mosca
Senza sua permission e la sua voglia,
Questo so chiaro, e non e cosa fosca.
Oime che son conquiso dalla doglia:
Offeso ho il mio Fattor, son stato empio;
Sempre mal ressi questa mortal spoglia.
Vi prego ogn'un pigliate da me esempio,
Guardate non cascar sotto il giudicio
Di Dio, del mondo, iniquo, falso & empio.
Ogn'un si emendi se da qualche vitio
E infetto, & cosi vivera in pace,
Ne qui verra ad habitar mio hospitio.
Chi fugge il vitio non e contumace,
Non si parla di lui per ogni piazza,
Come del mio diffetto ciascun face.
Qui s'ode chi m'offende, e chi m'amazza,
Glie chi me incolpa, & e chi me difende,
Chi se duol del mio mal, e chi solazza.
Perche tal frutto il tristo seme rende
Non mi duoi per giustitia esser punito,
Ma ben mi duol d'esser mostrato a dito
Da tal che piu di me I dio offende.
FINIS.
Last page:
'a joke by a porter/labourer in the Bergamasque dialect'
haff spezza in fe de D_.
e cantaui coraz sestra
vut chet gratti un po la rabia
Iha pur mess.
Cancar no uoi biastema
per no ess incoronat.
e se saro scoraza
tornaro unoter trat
al Bastio e toro v pa
con quel ui aucntezat,
e quand ege saro stizza
no diro pur malannhabbia.
Iha pur mess.
Busche Peder ua la ti
sorb pur su quei broffadel.
e no scamparef do di
se in gabbia coiosei
oi ma mettess senza, ui
d a podim sguazza oi budel.
no uioza simel plasi
per gra uolonta che nhabbia.
Iha pur mess.
Guard ef tug da di negot
che la lengua nof scappuza.
crdi cho sempr ol sanglot
che qualche corez em muza
per ol bus che zo de sot.
perche so che da la puza
nolsaref pur fa v stangott
e csi mhaf nasci la rabbia.
Iha pur mess. Finis.
Qual celeste ira, & qual divin flagello
In q'sta Chebba m'ha chiuso e serrato.
Son qui rinchiuso come fussi uccello,
Da ciascaduno io son riguardato,
E mostranmi dicendo, questo e quello.
Questo e quel Prete che ha biastemmato
I dio e i Santi e la Vergine pura,
E li per tal cagion l'han confinato.
Non sia chi rida della mia sciagura,
Che questa Chebba non e per me solo,
Ma di qualche altro ancho disaventura.
Festa son fatto del Veneto stuolo.
Di vecchi, e di fanciulli, huomini, e donne:
O gran sciagura, o insopportabil duolo.
Prima mi misten fra le due Colonne
Della Giustitia, ben stretto ligato,
E quel del mio dolor principio fonne.
Imperator sena imperio m'han fato
Sopra del Tribunal del Giustitia
Per haver sol di me esempio dato.
Altri con allegrezza, io con mestitia
Fui coronato, senza darmi il Scettro,
Volendomi punir de mia nequitia.
E che aprissi la bocca mi fun dietro
Il mastro Giustitier coi Capitani,
Ma i denti chiusi qual dur sasso e tetro
Molti vi furno che con parlar vani
Dic..an, lasciati por la lingua in giova.
Ahime che i lor consigli eran insani.
Questi consigli non si danno a prova:
A chi non duole suol ben scorticare,
sempre si dice; e non e cosa nova.
Molti supplici mi hebben a dare,
Perche negai di essequir l'effetto
Della Giustitia che si vol pagare.
Onde dargli la lingua fui constretto
Con gran dolor, cotto dal caldo sole,
Per in parte punir il mio diffetto.
A che piu piango, a che dico parole,
Questo all'altro mal mi parse poco,
Questo mis parse fior, rose, e viole.
Parlar vi voglio dello angusto luoco
Dove m'han posto a mezzo il Campanile,
Per dar a riguardanti festa e giuoco.
La Chebba e fatta per opra fabrile,
Ben che de legni sia la tessitura
Quadrati e longhi & non molto sottile.
Questo eccede ogn'altra mia sciagura,
Che m'han dato un bocca & un cadino
Per por il cibo de mia vita dura.
Non vi crediate che mi porgan vino,
Ma solo acqua e pan e il viver mio,
Cibo da mendicante e pelegrino.
(Vero e che per mia colpa) perche io
Giocando biastemmai senza rispetto
E dispreggiai l'eterno e vero Idio.
Voglio pur dirui quel ch'anchor n'ho detto:
Tanto hotentato Idio: e tanto tanto
L'ho provocato che qui m'ha ristretto.
Ahime che dal dolor verso un gran pianto,
Et hor cognosio di mie opre il frutto,
Che chi mal fa si cuopre d'un tal manto.
Meglio seria ch'io fussi stato mutto
Che mal parlar della divina Corte,
Non pensando a tal passo esser condutto.
Perche questo mi e peggio che la morte
Star qui duoi mesi a pan & acqua soia,
Et otto star rinchiuso nella Forte.
Ahime che dir non posso la parola
Per gran dolor: o miser me meschino,
Eglie pur vero, e non ezanza o fola.
Confesso ben d'esser pre Agustino
che in detti e in fatti tanto forte offesi
Christo, li santi, e'l Creator divino,
Onde merito ben questi duoi mesi
Star qui rinchiuso per far penitentia
Di tanti vitii, ai quali sempre attesi.
Pur voglio supplicat l'alta clementia
Che verso me al tutto non si estingua,
Ma mi voglia donar grata patientia.
Questo peggio m'e assai che haver la lingua
Per piccol spatio stretta nella giova,
Quella sententia a par di questa e pingua.
Oime ch'l par che sopra di me piova
L'ira del ciel, o accerbo supplicio,
Creder no'l puo se non colui che'l prova.
Qu'ben creder si puo che d'ogni vitio
Si chiama in colpa chi vistta rinchiusot
O crudel mio destin, o duro hospitio.
Mi porgon il mangiar per un sol buso
Con l'acqua che mi da'n vece di vino,
(E con ragion) il mio peccato accuso.
E piu mi duoi che ogni sera & mattino,
Da meggio di, e a tutte quante l'hore
Mi chiaman i fanciui, o pre Agustino.
Mi danno alcuna volta tal stridere
Che son constretto de pistarli adosso
Per isfocar alquanto in mio dolore.
Oime che dal dolor piu dir non posso,
Vengon li huomini fatti ad incitare
I fanciulletti (eh Dio) che dir non osso.
Non pensan che potrebbeno cascare
Sotto tal infortunio qual e il mio,
Ne caro harebben tal improperare.
Un buon consiglio dar vi voglio io,
Fate pur benie fuggite dal giuoco:
Non biastemmate i Santi, manco Idio.
Perche se biastemmate in questo luoco
Cionger potressi, e divenirmi eguali;
Vi dico il ver, e non vi para puoco.
Io son un papagal che non ha ali
Udite il mio cantar ch'l vi sia un dono
Haver uditi questi canti tali.
Se ben posto qui son, non pero sono
La nona, o'l vespro, ne anche il matutino,
Ma qui son posto per tuo esempio bono,
Ciascun si specchii in me Pre Agustino.
Lasciate il giuoco, biastemme, e puttane,
Se non verrete in questo mio confino.
Qui non posto per sonar campane,
Non per numerar l'hore, ma si bene
Per specchio di ciascun che cosi fane.
E questo anchor mi aggionge maggior pene
Che alcuno vi e infetto di quel vitio
Del biastemmar, che di me giuoco tiene.
Confesso ben che e stato un sacrificio
Havermi posto qui ove son misso,
Per correttion di ciascadun mio indicio.
Perche altramente giu nel terro abisso
Serei precipitato in sempiterno
Peggio che quei che Christo han crocifisso.
Per me non era scampo che in eterno
Non fusse tra dannati collocato
A consumarmi nel profondo interno.
Onde ringratio I dio che visitato
M'ha co'l flagello suo, perche cognosca
Lui esser quello che m'ha qui guidato.
Non vola pur per l'aria una sol mosca
Senza sua permission e la sua voglia,
Questo so chiaro, e non e cosa fosca.
Oime che son conquiso dalla doglia:
Offeso ho il mio Fattor, son stato empio;
Sempre mal ressi questa mortal spoglia.
Vi prego ogn'un pigliate da me esempio,
Guardate non cascar sotto il giudicio
Di Dio, del mondo, iniquo, falso & empio.
Ogn'un si emendi se da qualche vitio
E infetto, & cosi vivera in pace,
Ne qui verra ad habitar mio hospitio.
Chi fugge il vitio non e contumace,
Non si parla di lui per ogni piazza,
Come del mio diffetto ciascun face.
Qui s'ode chi m'offende, e chi m'amazza,
Glie chi me incolpa, & e chi me difende,
Chi se duol del mio mal, e chi solazza.
Perche tal frutto il tristo seme rende
Non mi duoi per giustitia esser punito,
Ma ben mi duol d'esser mostrato a dito
Da tal che piu di me I dio offende.
FINIS.
Last page:
'a joke by a porter/labourer in the Bergamasque dialect'
haff spezza in fe de D_.
e cantaui coraz sestra
vut chet gratti un po la rabia
Iha pur mess.
Cancar no uoi biastema
per no ess incoronat.
e se saro scoraza
tornaro unoter trat
al Bastio e toro v pa
con quel ui aucntezat,
e quand ege saro stizza
no diro pur malannhabbia.
Iha pur mess.
Busche Peder ua la ti
sorb pur su quei broffadel.
e no scamparef do di
se in gabbia coiosei
oi ma mettess senza, ui
d a podim sguazza oi budel.
no uioza simel plasi
per gra uolonta che nhabbia.
Iha pur mess.
Guard ef tug da di negot
che la lengua nof scappuza.
crdi cho sempr ol sanglot
che qualche corez em muza
per ol bus che zo de sot.
perche so che da la puza
nolsaref pur fa v stangott
e csi mhaf nasci la rabbia.
Iha pur mess. Finis.
Crime(s)
blasphemy
Gender
Date
Printing Location
Venice?
URL
http://books.google.com.au/books?id=FTDLiE_TbmwC&pg=PA56&lpg=PA56&dq=pre+augustino+blasphemy&source=bl&ots=EBUUkn8XZy&sig=-Lx76UApgP8CWAU3Y97yQZHyXtY&hl=en&sa=X&ei=Xru2UeeBPIfFkwXiooDwAw&ved=0CDUQ6AEwAQ#v=onepage&q=pre%20augustino%20blasphemy&f=false
Notes
Have requested 'La corruzione dei costumi veneziani nel Rinascimento', Pompeo Molmenti, article on this poem, via ArticleReach
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Citation
“Lamento di Pre Agustino che si duole della sua sorte che lo habbia fatto Imperator senza imperio,” Execution Ballads, accessed November 5, 2024, https://omeka.cloud.unimelb.edu.au/execution-ballads/items/show/1092.