La sciagurata vita, E la vituperosa morte di Arrigo Gabertinga assassino da strada
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La sciagurata vita, E la vituperosa morte di Arrigo Gabertinga assassino da strada
Subtitle
Il quale höæ ammazzato un'infinito numero di persone, | con sei suoi figliuoli, nel Territorio di Trento.
Composta in ottava rima da Giovanni Briccio Romano, per esempio de' tristi.
Composta in ottava rima da Giovanni Briccio Romano, per esempio de' tristi.
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ottava rima
Transcription
Signor..ie mi serve la memoria,
e insieme col giudicio, l'intelletto,
voglio cantarvi una crudel'historia
d'un perfido Villano maladetto,
il qual pensando haver nel mondo gloria
quanto piö_ mal serrava dentro al petto,
fece una vita perfida, e dogliosa,
ed una morte assai vituperosa.
Fö_ Silla anticamente crudelissimo,
e privo di pietade. e compassione,
e Nardo al Mondo fö_ sceleratissimo,
e fö_ crudele ancora il fier Nerone,
Caio non men di loro fö_ fierissimo,
non offervando pietöæ, n ragione,
ma quest'Arrigo, che convien ch'io canti,
passö_ di crudeltöæ ben tutti quanti.
Non fö_ cosöå crudel quella Medea,
che tal la tassa Ovidio con ragione,
quando scrodata d'esser qual solea,
pensö_ di seguitare il bel Giasone;
i figli uccise, e fö_ spietata, e rea,
priva d'ogni pietade, e compassione;
ma piö_ cruel fö_ assai, ed inumano
questo cattivo, e perfido Villano.
Havea il naso maccato, largo, e torto,
gli occhi piccini, larghi, e scerpellati,
gli orecchi grandi assai, di vita corto,
i denti lunghi, grossi, e cavalcati,
la bocca larga, e pallida da morto,
la fronte basta, e gli stinchi inarcati,
la barba rada, il pel negro appannato,
tutto diforme, brutto, e disgratiato.
Era costui söå perfido, e scortese,
sopra del Territorio Tridentino,
da Filignano Villa del paese,
fin dalle fasce huomo trincato, e fino;
costui sempre öæ mal far la mano tese,
sin che divenne affatto malandrino;
hor ascoltate, se saper volete,
e la dogliosa historia intenderete.
Fin da fanciullo maligno, e crudele
fö_ questo ribaldaccio sciagurato,
che rendeva alla madre amaro fele,
incontro al latte, che n'havea succhiato,
lo qual mentre tirava il dolce mele,
spesso alle zinne crudel morsi ha dato,
e venuto piö_ grande il cattivello,
mozzö_ co i denti il naso al suo fratello.
Se tal volta scherzava con i putti,
tutto facea con ira, e con dispetto,
li minacciava, e percoteva tutti,
tenendo gli una mano strettal petto,
quali erano söå mal da lui ridutti,
che fuggiuvan d'accordo il fiero aspetto
perche di mal trattarli eran suoi spassi,
con ferri, con bastoni, pugni, e sassi.
Lo messe il Padre all'arte del ferraro,
con il qual stette sol di mesi un paro,
n volse sua disgrazia, che passasse,
perche una volta gli stroppiö_ un somaro
rubbando de' danar dentro le casse,
e gridando il padron di simil festa,
con un martello gli ruppe la testa.
Provando al fine questo, e quel mestiero,
si sece poi di Vacche guardiano,
ch'erano d'un Signor detto Ruggiero,
qual contentossi sidarle in sua mano;
non giöæ per questo e gli mutö_ sentiero,
rubbando piö_ che mai a salda mano;
onde il padrone un giorno fö_ sforzato
cacciar dal suo precoio il disgraziato.
La collera lo rode, & ei si lagna,
bestemmiando la terra, il mare, il mondo,
e mentre dall'armento ei si scompagna,
spesso per sdegno girando si a tondo,
giurö_ di far si sempre all campagna
un'assassine fiero, e furibondo,
e per seguir tanta mala natura,
cercö_ per valli, e boschi ogni pianura.
Era de l'anno la stagion piö_ grata
quando costui scorreva ogni collina,
al fin in una parte ben locata
si ritiro la seguente mattina,
ove era una montagna aspra, & alzata,
che per angusto calle si camina,
piena di macchie, sterpi, tufi, e sassi,
alta poi, che parta; che'l Ciel toccassi.
Havea un cane Inglese smisurato,
quanto ch'ogn'altro si possa trovare,
il qual se lo menava sempre allato,
che teneva costume non baiare;
ma se assaltava qualche disgraziato,
l'alma dal corpo gli sacea staccare;
perche con fiero, inviperito dente
mordeva, fracassando fieramente.
Salito Arrigo alla cima del monte,
con il suo can chiamato Perromoro,
voltando quöæ, e la la fiera fronte,
cercava una spelonca, un'antro, un foro
e mentre in ciö_ tenea le voglie pronte,
ecco venir da lungi un'huomo moro,
con un'altro compagno suo assassino,
ch'ogn'un di lor si facea piö_ vicino.
Arrigo cenna il cane, il qual si aguatta,
insieme co'l patrone, in certi erbami;
e giunti gli assassini in quella fratta,
il can, senz'altro, che lo cenni, ö_ chiami,
gli assalta söå, che di valor gl'impatta,
e Arrigo, che ne stöæ tröæ rami, e rami,
spara lo schioppo, e ne colse un söå bene,
che morto allor provö_ l'ultime pene.
E mentre, che il secondo travagliato
era dal cane fier, crudo, e mordace,
che al primo assalto l'haveva arrivato,
di modo tal, che piö_ non spera pace,
Arrigo il pistolese sfoderato,
d'ira avampando, come ardente face,
menogli un colpo con tal tempo, & atto
che il mezzo morto fe morir affatto.
Restonne Arrigo di questa vittoria
tutto contento, e pieno di letizia,
e tenendo il mal far per somma gloria,
ed atto virtuoso sua nequizia;
quel che proposto havea nella memoria,
tutto riesce, onde la sua malizia
pigliando core, pensö_ seguitare,
fin che sia ricco, alla strada rubare.
Disse, e propose il perfido Villano
di non voler gia mai lasciar la strada,
se molti non ne veclde di sua mano,
e cosi vuol, che il suo disegno vada;
cosöå cercando il luogo & aspro, e piano
la spelonce trovo, che assai le quadra,
de i due ladroni, piena di bagaglie,
arme, danari, veste, e vettovaglie.
Fermossi Arrigo con molta sua festa
nella spelonca, e per gli acuti canti,
calando il monte sempre alla foresta
rubava, & uccideva i viandanti,
nascosto in una macchia di ginestra,
con spada, e archibugio, e cane avanti,
e due pistole a cinta, le qual tira
söå giuste, e ben, che mai falliva mira.
Questo ribaldo mai s'arrisigava,
se i viandanti passavano dui
perch'egli con un colpo un n'ammazzava
l'altro il can trattenea co'morsi sui;
e bene spesso con tre si provava,
mandando l'alma loro a' regni bui,
e se un scappava, ben che fusse lesto,
il can mordace lo giungeva presto.
I corpi poi di quelli, che uccideva,
nettando il sangue sopra del terreno,
nella spelonca sua gli conduceva,
per far l'animo suo contento a pieno,
i quai doppo spogliati gli metteva
in un pozzo, c'havea quel monte inseno
molto profondo tra quei dur massi,
co prendogli con erba, tronchi, e fassi.
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Stavasi il giorne all cima del monte,
che la strada vedea ben di ser miglia,
& iui alzando l'orgogliosa fronte,
volgendo bene a quel sentier le ciglia;
il numer delle genti tenea conte,
di quöæ, di löæ con somma maraviglia,
e poi se gli parcia scendeva a basso,
di lor facendo macello, e fracasso.
Et acciö_ il cane meglio s'avvezzasse,
con maniere piö_ fiere, crude, e strane,
non volle, ch'altro cibo mai mangiasse,
che degli uccisi sol le carni humane,
del resto poi, quantunque n'abbondasse,
non gli auria datao un pezzolin de pane',
tal che lo fece di si ingordo dente,
ch'assaltava, affamato fieramente.
Gente a cavallo di rado assaltava,
perche temeva di far qualche errore;
ma se un cavallo, ö_ a sine menava
carco di pane, carne, over'liquore,
nascosto, come hö_ detto, gli tirava
tröæ ramo, e ramo, questo traditore,
e conducendo ogni cosa all cava,
il padrone, e la bestia sotterrava.
O quanti semplicisti, & erbaiuoli,
che l'erbe per il mondo iuan cercando,
provorno di sua man gli ultimi duoli;
e quanti ancor, ch'andavano cacciando,
e quanti viandanti, e legnaiuoli,
che per le macchie se' ne gian tagliando,
e donne, e vecchi, e giovani, e bambini,
e frati, ed eremiti, e pellegrini.
Al tempo delle fiere poi n'andava
a ritrovar alle Cittöæ compagni,
perche sapeva dove bazzicava
tal gente che facea vita da ragni;
e cosöå ben con lor questi parlava,
promettendogli parte de'guadagnl,
e che sa rebbe tocco a ogn'un di loro
gran quantita di roba, argento, & oro.
Venite, e gli diceva, allegramente,
che vi sarö_ sempre reale amico,
ammazzeremo gran stuoli di gente,
senz'alcuna fatica, ö_ ver intrico,
richhi vi voglio fare immantinente,
tenete pur a mente ciö_, che dico,
e fatto il male havremo un luogo vago,
che non lo troverebbe Simon mago.
Cosöå dicendo seco gli menava,
mostrandogli la strada, e modo, e via,
dove molti mercanti assassinava,
che troppo a raccontar lungo saria,
con tale aiuto molti ne rubava,
abbottinando robe, e mercanzia,
poi per non far la parte de' guadagni,
udite, che faceva a'suoi compagni.
Dell'oppio si trovava haver comprato,
il quale in molle nel vino metteva,
e questo vino cosöå preparato
in tavla a cenar tutto poneva,
Arrigo senza ber, mangia affamato,
lasciando ber ogn'un quanto voleva,
i quali poi cadendo addormentati,
eron da lui con un coltel scannati.
Questo modo di far teneva spesso,
quando tal'hor gli bisognava aiuto;
ma da parte lasciamo questo adesso,
che d'un altro mal far m' souvenuto,
un giorno, che a spiare s'era messo
da l'alto monte sopra un sasso acuto,
tre donne vidde, e ben seppte contarle,
onde calö_ con fretta ad affrontarle.
Una di queste era ben giovinetta
di diciott'anni, bella, e graziosa,
che Maddalena era chiamata, e detta,
figliuola d'una donna detta Rosa;
e di mastro Faustin da Torboletta,
che l'era gia di quattro mesi sposa,
qual con due vecchie sue parenti andava
a Livigiano, ove il fratello stava.
Mentre, che queste senz alcun sospetto,
liete tra loro andavano cantando,
questo villano crudo, e maladetto,
tröæ ramo, e ramo; le stava spiando;
vidde, ch'una di loro havea un'aspetto
bello, e gentile, & un volto ammirando
allor pensö_ la giovane lasciare,
e le due vecchie compagne ammazzare.
Frenato il cane lasciar non lo volse,
acciö_ che non facesse qual ch'errore,
prima una vecchia con lo schioppo colse,
e l'altra uccise ancora con furore;
poi sopra quella giovinetta corse,
che l'aria empiva di grido, e rumore,
graffiando i crini, e la pallida faccia,
ma'l villano la giunge, e forte abbraccia.
La lega a un tronco, fin che sotterrate
hebbe le vecchie nell'oscura conca,
e poi la mena per le dirupate,
e salvatiche vie, nella spelonca,
dove le fantasie triste, e sfrenate
contente fece, e la vergogna tronca,
con dir, che non dovesse piö_ temere,
che la teneva sol per suo piacere.
Arrigo si godea la giovanetta,
ma perch'egli era tristo, e sospettoso
mai la volle perö_ lascia soletta,
pensando al peggio, come malizioso;
ma nel partire la legava stretta
cun le catene; a un tronco assai nodoso,
che se ben qualche amore gli portava,
non per questo perö_ se ne fidava.
La donna, che non vede alcuna via
per ulcir dalle man del villano,
coprendo tanto sdegno, e voglia ria,
mitiga il pianto, e mostra volto umano,
e con un finto amore, e cortesia
fine d'amarso con un ben soprano,
e questo amore tanto ben fingeva,
che il sciagurato affatto lo credeva.
Ma non festa pero quella regare
quando tal'hor gli convenia partire;
e quel ch' peggio, e piö_ crudo a narrare
& a lei cresce il celato martire,
che pregna essendo la lasciava stare,
fin che giunt'era il temp a partorire,
e fatto questo il fanciullo pigliava,
e torcendogli il collo l'ammazzava.
Et uccidendo quegli, egli diceva,
e che pensate figli ribaldacci,
Arrigo non goffo soggiungeva,
che non vuol nella grotta quest'impacci
alcuni sopra un tronco gli appendeva,
altri scannava come si föæ i bacci,
e morti, ch'eran, gli dicea crescete,
e datemi fastidio se potete,
In otto anni, ch'insieme dimoraro,
hebbero sei figliuoli, i quali tutti
al primo tratto gli mandö_ del paro;
ö_ infelici, e meschinelli putti,
che ben nascesti in punto tristo, e amaro
dalle paterne man söå mal ridutti:
ove s'udöå giöæ mai tant'impietade,
& in un padre tanta crudeltade?
Pensate, che dolor havea nel petto
quell'infelice, e sconsolata madre,
veder ogni figliolo a lei diletto,
morir a forza per le man del padre,
pur cela dentro al cor l'ira, e'l dispetto,
fingendo lei tal mal con voglie ladres,
mostrando con i suoi finti consigli,
non si curar della morte de' figli.
Alla fin non potendo piö_ nel core
tener celato tanto sdegno, & ira,
lei vöæ tra se pensando a tutte l'hore,
e molte cose tra la mente gira;
ferirlo di sua mano höæ gran timore,
che non riesca, tal ch'ella sospira,
e di fuggirgli via non puö_ far niente,
perche a guardarla troppo diligente.
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Pensa, e ripenta, e dopo haver pensato,
ritrova un modo, & eseguisce tosto,
e questo fö_, che reneva spiato
dove il sonnifero oppio era nascosto,
e tanto cerca, che al fin l'höæ trovato,
il quale dentro al vin presto l'ha posto,
Arrigo beve senz alcun sospetto,
e cadde addormentato accanto al letto.
Quando la donna lo vedde ronfare,
corse a pgliar la sua propria catena,
la qual di ferro haveva un gran collare
con un lucchetto di gagliarda lena,
la chiaque prima gli volle levare,
quando, che addormentossi dopo cena,
quella gli mette al collo, e serra a chiave
raccomandata a sasso molto grave.
Doppo, ch'il manigoldo hebbe legato,
con quel laccio, che fu legata lei,
e che ben forte gli habbe incatenato
il corpo a man (con le manette) e' piei,
lasciando quello cosöå addormentato,
piglia una torcia, che ve n'eran sei,
n ricordodosi ella ove si vada,
il can sciolto gli facea la strada.
Calata la montaga, cacciö_ il cane,
non piu volendo quello in compagnia,
e cosi andando per vie torte, e prane,
non ritrovando mai niun per la via;
avvicinossi alle paterne tane,
alla Cittöæ, dout [dov?] la sua genöåa ,
ch'otto anni gia per morta avean tenuta
e alla sprovvista entrando gli saluta.
Hora lasciamo andare l'allegrezza,
che fece il padre vedendo la figlia,
e de' parenti quella contentezza,
la qual cresceva in lor piö_ maraviglia,
e lei narrando allor la crudelezza
d'Arrigo, a rutti fe inarcar le ciglia,
narrandogli la morte de' figliuoli,
e d'altre genti anco infiniti stuoli.
END VERSES
Giunto alla piazza, & il scalon montato,
si lagna, e si lamenta piö_ che mai,
sopra la Rota essendo poi legato,
verso di lui venendo gente assai,
morde la lingua, e stride il disgratiato,
mentre convien provar gli ultimi guai,
si torce tutto, ma sta cosi stretto,
che in vano tenta oprar le mani, e'spetto
All'hora il Boia con mazza ferrata,
ogn'un gridando, dagli all'assassino,
prima una botta a'piedi gli hebbe data,
gridando fuor di modo il Malandrino,
all'altro piede l'hebbe replicata
di nuovo stride, per suo mal destino,
cosöå ogni membro picchiato molesta,
salvandoli col petto sol la testa.
Per dargli poi maggior pena, e tormento,
che tanto il suo misfatto permettea,
durö_ tre giorni vivo in quello stento,
e sempre novo popolo correa,
buttandogli per bocca un'alimento,
che in vita con piö_ stento lo tenea.
al fin questo ribaldo disgratiato,
stringendo i denti mandö_ fuora il fiato.
e insieme col giudicio, l'intelletto,
voglio cantarvi una crudel'historia
d'un perfido Villano maladetto,
il qual pensando haver nel mondo gloria
quanto piö_ mal serrava dentro al petto,
fece una vita perfida, e dogliosa,
ed una morte assai vituperosa.
Fö_ Silla anticamente crudelissimo,
e privo di pietade. e compassione,
e Nardo al Mondo fö_ sceleratissimo,
e fö_ crudele ancora il fier Nerone,
Caio non men di loro fö_ fierissimo,
non offervando pietöæ, n ragione,
ma quest'Arrigo, che convien ch'io canti,
passö_ di crudeltöæ ben tutti quanti.
Non fö_ cosöå crudel quella Medea,
che tal la tassa Ovidio con ragione,
quando scrodata d'esser qual solea,
pensö_ di seguitare il bel Giasone;
i figli uccise, e fö_ spietata, e rea,
priva d'ogni pietade, e compassione;
ma piö_ cruel fö_ assai, ed inumano
questo cattivo, e perfido Villano.
Havea il naso maccato, largo, e torto,
gli occhi piccini, larghi, e scerpellati,
gli orecchi grandi assai, di vita corto,
i denti lunghi, grossi, e cavalcati,
la bocca larga, e pallida da morto,
la fronte basta, e gli stinchi inarcati,
la barba rada, il pel negro appannato,
tutto diforme, brutto, e disgratiato.
Era costui söå perfido, e scortese,
sopra del Territorio Tridentino,
da Filignano Villa del paese,
fin dalle fasce huomo trincato, e fino;
costui sempre öæ mal far la mano tese,
sin che divenne affatto malandrino;
hor ascoltate, se saper volete,
e la dogliosa historia intenderete.
Fin da fanciullo maligno, e crudele
fö_ questo ribaldaccio sciagurato,
che rendeva alla madre amaro fele,
incontro al latte, che n'havea succhiato,
lo qual mentre tirava il dolce mele,
spesso alle zinne crudel morsi ha dato,
e venuto piö_ grande il cattivello,
mozzö_ co i denti il naso al suo fratello.
Se tal volta scherzava con i putti,
tutto facea con ira, e con dispetto,
li minacciava, e percoteva tutti,
tenendo gli una mano strettal petto,
quali erano söå mal da lui ridutti,
che fuggiuvan d'accordo il fiero aspetto
perche di mal trattarli eran suoi spassi,
con ferri, con bastoni, pugni, e sassi.
Lo messe il Padre all'arte del ferraro,
con il qual stette sol di mesi un paro,
n volse sua disgrazia, che passasse,
perche una volta gli stroppiö_ un somaro
rubbando de' danar dentro le casse,
e gridando il padron di simil festa,
con un martello gli ruppe la testa.
Provando al fine questo, e quel mestiero,
si sece poi di Vacche guardiano,
ch'erano d'un Signor detto Ruggiero,
qual contentossi sidarle in sua mano;
non giöæ per questo e gli mutö_ sentiero,
rubbando piö_ che mai a salda mano;
onde il padrone un giorno fö_ sforzato
cacciar dal suo precoio il disgraziato.
La collera lo rode, & ei si lagna,
bestemmiando la terra, il mare, il mondo,
e mentre dall'armento ei si scompagna,
spesso per sdegno girando si a tondo,
giurö_ di far si sempre all campagna
un'assassine fiero, e furibondo,
e per seguir tanta mala natura,
cercö_ per valli, e boschi ogni pianura.
Era de l'anno la stagion piö_ grata
quando costui scorreva ogni collina,
al fin in una parte ben locata
si ritiro la seguente mattina,
ove era una montagna aspra, & alzata,
che per angusto calle si camina,
piena di macchie, sterpi, tufi, e sassi,
alta poi, che parta; che'l Ciel toccassi.
Havea un cane Inglese smisurato,
quanto ch'ogn'altro si possa trovare,
il qual se lo menava sempre allato,
che teneva costume non baiare;
ma se assaltava qualche disgraziato,
l'alma dal corpo gli sacea staccare;
perche con fiero, inviperito dente
mordeva, fracassando fieramente.
Salito Arrigo alla cima del monte,
con il suo can chiamato Perromoro,
voltando quöæ, e la la fiera fronte,
cercava una spelonca, un'antro, un foro
e mentre in ciö_ tenea le voglie pronte,
ecco venir da lungi un'huomo moro,
con un'altro compagno suo assassino,
ch'ogn'un di lor si facea piö_ vicino.
Arrigo cenna il cane, il qual si aguatta,
insieme co'l patrone, in certi erbami;
e giunti gli assassini in quella fratta,
il can, senz'altro, che lo cenni, ö_ chiami,
gli assalta söå, che di valor gl'impatta,
e Arrigo, che ne stöæ tröæ rami, e rami,
spara lo schioppo, e ne colse un söå bene,
che morto allor provö_ l'ultime pene.
E mentre, che il secondo travagliato
era dal cane fier, crudo, e mordace,
che al primo assalto l'haveva arrivato,
di modo tal, che piö_ non spera pace,
Arrigo il pistolese sfoderato,
d'ira avampando, come ardente face,
menogli un colpo con tal tempo, & atto
che il mezzo morto fe morir affatto.
Restonne Arrigo di questa vittoria
tutto contento, e pieno di letizia,
e tenendo il mal far per somma gloria,
ed atto virtuoso sua nequizia;
quel che proposto havea nella memoria,
tutto riesce, onde la sua malizia
pigliando core, pensö_ seguitare,
fin che sia ricco, alla strada rubare.
Disse, e propose il perfido Villano
di non voler gia mai lasciar la strada,
se molti non ne veclde di sua mano,
e cosi vuol, che il suo disegno vada;
cosöå cercando il luogo & aspro, e piano
la spelonce trovo, che assai le quadra,
de i due ladroni, piena di bagaglie,
arme, danari, veste, e vettovaglie.
Fermossi Arrigo con molta sua festa
nella spelonca, e per gli acuti canti,
calando il monte sempre alla foresta
rubava, & uccideva i viandanti,
nascosto in una macchia di ginestra,
con spada, e archibugio, e cane avanti,
e due pistole a cinta, le qual tira
söå giuste, e ben, che mai falliva mira.
Questo ribaldo mai s'arrisigava,
se i viandanti passavano dui
perch'egli con un colpo un n'ammazzava
l'altro il can trattenea co'morsi sui;
e bene spesso con tre si provava,
mandando l'alma loro a' regni bui,
e se un scappava, ben che fusse lesto,
il can mordace lo giungeva presto.
I corpi poi di quelli, che uccideva,
nettando il sangue sopra del terreno,
nella spelonca sua gli conduceva,
per far l'animo suo contento a pieno,
i quai doppo spogliati gli metteva
in un pozzo, c'havea quel monte inseno
molto profondo tra quei dur massi,
co prendogli con erba, tronchi, e fassi.
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Stavasi il giorne all cima del monte,
che la strada vedea ben di ser miglia,
& iui alzando l'orgogliosa fronte,
volgendo bene a quel sentier le ciglia;
il numer delle genti tenea conte,
di quöæ, di löæ con somma maraviglia,
e poi se gli parcia scendeva a basso,
di lor facendo macello, e fracasso.
Et acciö_ il cane meglio s'avvezzasse,
con maniere piö_ fiere, crude, e strane,
non volle, ch'altro cibo mai mangiasse,
che degli uccisi sol le carni humane,
del resto poi, quantunque n'abbondasse,
non gli auria datao un pezzolin de pane',
tal che lo fece di si ingordo dente,
ch'assaltava, affamato fieramente.
Gente a cavallo di rado assaltava,
perche temeva di far qualche errore;
ma se un cavallo, ö_ a sine menava
carco di pane, carne, over'liquore,
nascosto, come hö_ detto, gli tirava
tröæ ramo, e ramo, questo traditore,
e conducendo ogni cosa all cava,
il padrone, e la bestia sotterrava.
O quanti semplicisti, & erbaiuoli,
che l'erbe per il mondo iuan cercando,
provorno di sua man gli ultimi duoli;
e quanti ancor, ch'andavano cacciando,
e quanti viandanti, e legnaiuoli,
che per le macchie se' ne gian tagliando,
e donne, e vecchi, e giovani, e bambini,
e frati, ed eremiti, e pellegrini.
Al tempo delle fiere poi n'andava
a ritrovar alle Cittöæ compagni,
perche sapeva dove bazzicava
tal gente che facea vita da ragni;
e cosöå ben con lor questi parlava,
promettendogli parte de'guadagnl,
e che sa rebbe tocco a ogn'un di loro
gran quantita di roba, argento, & oro.
Venite, e gli diceva, allegramente,
che vi sarö_ sempre reale amico,
ammazzeremo gran stuoli di gente,
senz'alcuna fatica, ö_ ver intrico,
richhi vi voglio fare immantinente,
tenete pur a mente ciö_, che dico,
e fatto il male havremo un luogo vago,
che non lo troverebbe Simon mago.
Cosöå dicendo seco gli menava,
mostrandogli la strada, e modo, e via,
dove molti mercanti assassinava,
che troppo a raccontar lungo saria,
con tale aiuto molti ne rubava,
abbottinando robe, e mercanzia,
poi per non far la parte de' guadagni,
udite, che faceva a'suoi compagni.
Dell'oppio si trovava haver comprato,
il quale in molle nel vino metteva,
e questo vino cosöå preparato
in tavla a cenar tutto poneva,
Arrigo senza ber, mangia affamato,
lasciando ber ogn'un quanto voleva,
i quali poi cadendo addormentati,
eron da lui con un coltel scannati.
Questo modo di far teneva spesso,
quando tal'hor gli bisognava aiuto;
ma da parte lasciamo questo adesso,
che d'un altro mal far m' souvenuto,
un giorno, che a spiare s'era messo
da l'alto monte sopra un sasso acuto,
tre donne vidde, e ben seppte contarle,
onde calö_ con fretta ad affrontarle.
Una di queste era ben giovinetta
di diciott'anni, bella, e graziosa,
che Maddalena era chiamata, e detta,
figliuola d'una donna detta Rosa;
e di mastro Faustin da Torboletta,
che l'era gia di quattro mesi sposa,
qual con due vecchie sue parenti andava
a Livigiano, ove il fratello stava.
Mentre, che queste senz alcun sospetto,
liete tra loro andavano cantando,
questo villano crudo, e maladetto,
tröæ ramo, e ramo; le stava spiando;
vidde, ch'una di loro havea un'aspetto
bello, e gentile, & un volto ammirando
allor pensö_ la giovane lasciare,
e le due vecchie compagne ammazzare.
Frenato il cane lasciar non lo volse,
acciö_ che non facesse qual ch'errore,
prima una vecchia con lo schioppo colse,
e l'altra uccise ancora con furore;
poi sopra quella giovinetta corse,
che l'aria empiva di grido, e rumore,
graffiando i crini, e la pallida faccia,
ma'l villano la giunge, e forte abbraccia.
La lega a un tronco, fin che sotterrate
hebbe le vecchie nell'oscura conca,
e poi la mena per le dirupate,
e salvatiche vie, nella spelonca,
dove le fantasie triste, e sfrenate
contente fece, e la vergogna tronca,
con dir, che non dovesse piö_ temere,
che la teneva sol per suo piacere.
Arrigo si godea la giovanetta,
ma perch'egli era tristo, e sospettoso
mai la volle perö_ lascia soletta,
pensando al peggio, come malizioso;
ma nel partire la legava stretta
cun le catene; a un tronco assai nodoso,
che se ben qualche amore gli portava,
non per questo perö_ se ne fidava.
La donna, che non vede alcuna via
per ulcir dalle man del villano,
coprendo tanto sdegno, e voglia ria,
mitiga il pianto, e mostra volto umano,
e con un finto amore, e cortesia
fine d'amarso con un ben soprano,
e questo amore tanto ben fingeva,
che il sciagurato affatto lo credeva.
Ma non festa pero quella regare
quando tal'hor gli convenia partire;
e quel ch' peggio, e piö_ crudo a narrare
& a lei cresce il celato martire,
che pregna essendo la lasciava stare,
fin che giunt'era il temp a partorire,
e fatto questo il fanciullo pigliava,
e torcendogli il collo l'ammazzava.
Et uccidendo quegli, egli diceva,
e che pensate figli ribaldacci,
Arrigo non goffo soggiungeva,
che non vuol nella grotta quest'impacci
alcuni sopra un tronco gli appendeva,
altri scannava come si föæ i bacci,
e morti, ch'eran, gli dicea crescete,
e datemi fastidio se potete,
In otto anni, ch'insieme dimoraro,
hebbero sei figliuoli, i quali tutti
al primo tratto gli mandö_ del paro;
ö_ infelici, e meschinelli putti,
che ben nascesti in punto tristo, e amaro
dalle paterne man söå mal ridutti:
ove s'udöå giöæ mai tant'impietade,
& in un padre tanta crudeltade?
Pensate, che dolor havea nel petto
quell'infelice, e sconsolata madre,
veder ogni figliolo a lei diletto,
morir a forza per le man del padre,
pur cela dentro al cor l'ira, e'l dispetto,
fingendo lei tal mal con voglie ladres,
mostrando con i suoi finti consigli,
non si curar della morte de' figli.
Alla fin non potendo piö_ nel core
tener celato tanto sdegno, & ira,
lei vöæ tra se pensando a tutte l'hore,
e molte cose tra la mente gira;
ferirlo di sua mano höæ gran timore,
che non riesca, tal ch'ella sospira,
e di fuggirgli via non puö_ far niente,
perche a guardarla troppo diligente.
pg 3
Pensa, e ripenta, e dopo haver pensato,
ritrova un modo, & eseguisce tosto,
e questo fö_, che reneva spiato
dove il sonnifero oppio era nascosto,
e tanto cerca, che al fin l'höæ trovato,
il quale dentro al vin presto l'ha posto,
Arrigo beve senz alcun sospetto,
e cadde addormentato accanto al letto.
Quando la donna lo vedde ronfare,
corse a pgliar la sua propria catena,
la qual di ferro haveva un gran collare
con un lucchetto di gagliarda lena,
la chiaque prima gli volle levare,
quando, che addormentossi dopo cena,
quella gli mette al collo, e serra a chiave
raccomandata a sasso molto grave.
Doppo, ch'il manigoldo hebbe legato,
con quel laccio, che fu legata lei,
e che ben forte gli habbe incatenato
il corpo a man (con le manette) e' piei,
lasciando quello cosöå addormentato,
piglia una torcia, che ve n'eran sei,
n ricordodosi ella ove si vada,
il can sciolto gli facea la strada.
Calata la montaga, cacciö_ il cane,
non piu volendo quello in compagnia,
e cosi andando per vie torte, e prane,
non ritrovando mai niun per la via;
avvicinossi alle paterne tane,
alla Cittöæ, dout [dov?] la sua genöåa ,
ch'otto anni gia per morta avean tenuta
e alla sprovvista entrando gli saluta.
Hora lasciamo andare l'allegrezza,
che fece il padre vedendo la figlia,
e de' parenti quella contentezza,
la qual cresceva in lor piö_ maraviglia,
e lei narrando allor la crudelezza
d'Arrigo, a rutti fe inarcar le ciglia,
narrandogli la morte de' figliuoli,
e d'altre genti anco infiniti stuoli.
END VERSES
Giunto alla piazza, & il scalon montato,
si lagna, e si lamenta piö_ che mai,
sopra la Rota essendo poi legato,
verso di lui venendo gente assai,
morde la lingua, e stride il disgratiato,
mentre convien provar gli ultimi guai,
si torce tutto, ma sta cosi stretto,
che in vano tenta oprar le mani, e'spetto
All'hora il Boia con mazza ferrata,
ogn'un gridando, dagli all'assassino,
prima una botta a'piedi gli hebbe data,
gridando fuor di modo il Malandrino,
all'altro piede l'hebbe replicata
di nuovo stride, per suo mal destino,
cosöå ogni membro picchiato molesta,
salvandoli col petto sol la testa.
Per dargli poi maggior pena, e tormento,
che tanto il suo misfatto permettea,
durö_ tre giorni vivo in quello stento,
e sempre novo popolo correa,
buttandogli per bocca un'alimento,
che in vita con piö_ stento lo tenea.
al fin questo ribaldo disgratiato,
stringendo i denti mandö_ fuora il fiato.
Crime(s)
murder
Gender
Execution Location
Trento
Printing Location
In Firenze, et in Pistoia, per Pier'Antonio Fortunati. Con licenza de' Superiori.
ŒÁPistoia! In Firenze, et in Pistoia : per Pier'Antonio Fortunati
Œ‡ Pubblicata tra il 1625 e il 1666, anni di attivitöæ del tipografo (cfr. BL Italian 17th cent., p. 1060)
ŒÁPistoia! In Firenze, et in Pistoia : per Pier'Antonio Fortunati
Œ‡ Pubblicata tra il 1625 e il 1666, anni di attivitöæ del tipografo (cfr. BL Italian 17th cent., p. 1060)
Notes
ottava rima
Collection
Citation
“La sciagurata vita, E la vituperosa morte di Arrigo Gabertinga assassino da strada,” Execution Ballads, accessed November 5, 2024, https://omeka.cloud.unimelb.edu.au/execution-ballads/items/show/1086.